Cosa è il Quantitative Easing della BCE

Cosa è il Quantitative Easing della BCE spiegato in parole semplici.Da qualche anno si sente spesso parlare di Quantitative Easing. In area euro e non solo. Questo termine indica uno dei modi possibili per creare nuova moneta. Si hai capito bene. È un modo con cui le banche centrali mettono nuovi soldi in giro. Quindi alla domanda cosa è il Quantitative Easing della BCE si può rispondere che è un modo con cui la Banca Centrale Europea mette in circolazione euro.

Il meccanismo non è complicatissimo. La BCE acquista titoli di stato già emessi e di proprietà delle banche dando a queste “ossigeno”. Se necessario vengono acquistate anche obbligazioni corporate per veicolare moneta direttamente alle imprese. L’acquisto in massa determina un aumento del prezzo e la diminuzione del rendimento. E se il debito è meno caro (diminuzione del rendimento) si abbassano tutti i tassi dei prestiti bancari. Ci sono sempre più soldi “in giro”, la moneta “vale” meno, i prezzi – in teoria – aumentano (inflazione).

Voglio spiegarti in dettaglio questo processo analizzando cosa è accaduto ai vari titoli finanziari con l’applicazione del QE da parte della BCE. Conoscere cosa succede durante una fase di QE è fondamentale per gestire al meglio i propri risparmi e guadagnare sui mercati.

Storia del QE

Iniziamo a parlare del QE vedendo fase per fase la sua storia. Quando è stato attuato per la prima volta e quanto è stato efficace in relazione ai sui principali obiettivi: aumento dell’inflazione, stabilizzazione della crescita PIL e minimizzazione della disoccupazione.

Anni 90: Il Giappone

Per capire cosa è il Quantitative Easing della BCE e la sua storia dobbiamo andare agli anni ’90 in Giappone. Per il paese del sol levante erano anni di deflazione (diminuzione dei prezzi), di crisi bancaria e di problemi di export a causa di una grossa crisi che colpì il sud-est dell’Asia.

In quell’occasione la Bank of Japan (BoJ) sperimentò il primo QE iniziando ad acquistare titoli dalle banche per rifornirle di liquidità. L’obiettivo di migliorare il PIL non fu raggiunto e tutt’oggi vengono fatte aspre critiche alla soluzione adottata dalla BoJ. Si dice inoltre che gli stimoli monetari non siano mai effettivamente terminati (vedi 2013).

La Grande Recessione: USA e UK

Il secondo QE pubblicamente riconosciuto è stato invece attuato dagli USA e Regno Unito in occasione della Grande Recessione del 2009.

La crisi scatenata dai mutui sub-prime “impose” alla FED, la banca centrale americana, di adottare una politica monetaria espansiva. Vennero acquistati migliaia di miliardi di titoli fino al 2015. E in questo caso il QE si è rivelato uno strumento efficace e gli obiettivi raggiunti. Tassi di disoccupazione ai minimi, PIL in crescita stabile, borsa a livelli ottimali.

La Bank of England ha invece iniziato gli stimoli monetari nel 2009 per concluderli nel 2010 mettendo a segno “solo” 200 miliardi di acquisti di titoli di stato.

2013: QE2 in Giappone

Ritornamo in Giappone. È il 2013 e viene attuata la politica monetaria espansiva che oggi è riconosciuta come Abenomics dal nome del primo ministro Shinzō Abe.

Il paese non si è mai completamente ripreso dalla deflazione degli anni 90. Così viene deciso di procedere con il QE2 ovvero con l’acquisto di oltre 1000 miliardi di Yen di titoli. Come gli indicatori hanno mostrato in seguito anche questa politica non ha portato i risultati sperati. Dopo uno sprint iniziale dell’inflazione con punte di oltre il 3% nel 2016 il Giappone alterna nei mesi fasi di deflazione (-0,5%) a fasi di lieve inflazione (+0,1%).

Ad oggi il Giappone sta attuando ancora una sorta di QE cercando di controllare la curva dei rendimenti dei titoli di stato affinché rimanga stabile.

2015: QE della BCE

Arriviamo in Europa. Anno 2012 in piena crisi bancaria. Draghi, già governatore della BCE, inizia un programma di stimoli senza emissione di moneta con il motto Whatever it takes (tutto il necessario). Programma che non porta i risultati sperati in termini di PIL e inflazione.

Nel gennaio del 2015 lo stesso governatore annuncia l’inizio di un massiccio programma di Quantitative Easing. Inizialmente basato sull’acquisto di titoli di stato e successivamente (2016) anche di obbligazioni corporate. Il programma BCE è ancora in corso ma gli obiettivi ancora non sono stati raggiunti come ti mostrerò nei risultati sotto.

Al momento è previsto un prolungamento del programma ma con una riduzione degli acquisti da 80 miliardi / mese a 60.

Cosa è il Quantitative Easing della BCE per i mercati

Andiamo avanti nella comprensione di cosa è il Quantitative Easing della BCE. I grafici sotto mostrano l’impatto che ha avuto sui mercati finanziari i quali, solitamente, tendono ad anticipare gli indicatori economici.

Moneta più debole

Nella seconda metà del 2014 fino al marzo del 2015 l’euro si è incredibilmente indebolito contro le principali valute mondiali per poi stabilizzarsi. Il grafico sotto mostra chiaramente l’andamento al ribasso della moneta. Tale effetto è attribuibile al QE. In parte perché il mercato ha iniziato a scontare tali manovre in anticipo come suo solito. In parte perché è aumentata l’offerta di moneta con conseguente deprezzamento della stessa (+ offerta – prezzo).

Crollo dell'euro con l'annuncio del Quantitative Easing della BCE.

Caduta dei tassi dei titoli di stato (e aumento dei prezzi)

Altro movimento netto è stato quello del ribasso del rendimento dei titoli di stato di tutta l’area EUR. La % di rendimento di un titolo di stato è anche un po’ il termometro di quanto uno stato è affidabile. Più è alto il rendimento maggiore è il rischio. Lo stimolo monetario del QE aveva, tra gli obiettivi, quello di “rimettere in sesto” gli stati europei tramite, appunto, acquisto di titoli di questo tipo.

Sotto potete vedere che cosa è accaduto con l’avvento degli stimoli non monetari prima e con il QE dopo il gennaio del 2015. La curva dei rendimenti è stata caratterizzata da un trend ribassista. Alcuni tassi – come ad esempio quello del Bund tedesco a 10 anni – sono scesi sotto lo zero! Quindi, ad esempio, investire in quel titolo significherebbe investire a perdere.

Come è tipico del mondo obbligazionario, il prezzo di un titolo ha un andamento inverso rispetto al tasso di rendimento. Quindi a un calo dei rendimenti è corrisposto un aumento dei prezzi.

Curva dei rendimenti a 10 anni dei titoli di stato area EURO.

Aumento dei prezzi delle obbligazioni corporate (e caduta dei tassi)

Lo stesso movimento dei titoli di stato si è verificato sui bond corporate europei con uno sprint finale nel 2016 quando la BCE ha annunciato che avrebbe esteso gli acquisti su alcune obbligazioni corporate selezionate.

Se vedi il grafico sotto noterai che il prezzo ha andamento inverso rispetto al rendimento di un titolo di stato area eur (in questo caso il Bund). E tocca il massimo storico durante il 2016 proprio in conseguenza alle operazioni BCE.

Andamento prezzi obbligazioni corporate area euro dopo il QE della BCE

Cosa è il Quantitative Easing della BCE sugli indicatori economici

Dopo aver visto il mercato del debito continuo lo “studio” su cosa è il Quantitative Easing della BCE andando ad analizzare l’impatto sugli indicatori economici. In teoria dovrebbe impattare su tre numeri: l’inflazione (obiettivo dichiarato di Draghi), il PIL e il tasso di disoccupazione. Ecco cosa è accaduto per ognuno.

Inflazione core

Il tasso di inflazione core dell’area euro è certo che abbia avuto un’inversione di tendenza. Siamo passati da un trend al ribasso che ha riportato deflazione ad un trend rialzista che ha riportato inflazione.

Il grafico sotto, tuttavia, mostra come dopo un rialzo iniziale per 9 mesi del 2015 – in cui l’inflazione core è passata dallo 0,6% a oltre l’1% – il trend non si sia stabilizzato ed è rimasto ben lontano da quel 2% obiettivo della BCE. In sostanza possiamo affermare che il QE non stia funzionando come la BCE si aspetta.

Tasso di inflazione area euro.

Prodotto Interno Lordo

Lo stesso trend si riscontra nel PIL. Il tasso di crescita annuale del PIL (grafico sotto) si è stabilmente posizionato sopra l’1,5% dopo un rialzo iniziale coincidente con la partenza degli stimoli monetari. Nella seconda metà del 2016 ha perso anche qualche punto invece di guadagnarlo.

Anche guardando a questo indicatore il QE sembra non fare il suo lavoro. Si pensi, ad esempio, che negli USA il tasso di crescita  stato del 2,5% – 3% nel periodo finale del QE della FED.

Tasso di Crescita Annuale del PIL area euro.

Tasso di Disoccupazione

Veniamo all’ultimo indicatore per concludere la spiegazione su cosa è il Quantitative Easing della BCE: il tasso di disoccupazione dell’area euro. Come mostrato dal grafico questo numero registrava un trend decrescente già da inizio 2014 probabilmente in seguito agli stimoli non monetari attuati dalla BCE del whatever it takes.

Ma la discesa diventa più ripida da gennaio 2015 con l’inizio del QE. Dal 2014 al 2015 la discesa è di 50 punti circa. Dal 2015 al 2016 è stata di 150. Possiamo quindi dire che su questo indicatore il QE, probabilmente, stia facendo la sua parte.

Tuttavia ci sono paesi – Italia su tutte – che non mantengono il trend in modo costante. Questo aspetto ci suggerisce che il QE non può essere la soluzione alla disoccupazione. Può essere una “droga” efficace nel breve periodo o può essere un boost se supportato da politiche sul lavoro valide al livello di singolo stato.

Tasso di disoccupazione area euro.

Considerazioni varie per l’investitore

Vorrei concludere questo articolo su cosa è il Quantitative Easing della BCE dandoti alcuni spunti. È scopo di RisparmiAbili analizzare cosa potrebbe fare un investitore davanti a uno stimolo monetario di questa portata.

  1. Al momento non conviene comprare titoli di stato euro NON indicizzati all’inflazione. Ad esempio i BTP attualmente sul mercato non sono convenienti. Oltre ad offrire rendimenti bassi (1,2% – 2,0%) hanno un prezzo destinato a scendere con la fine del QE. Quindi se non hai intenzione di tenere questi titoli fino a scadenza subirai, al termine del programma, una forte perdita.
  2. Quindi conviene acquistare titoli indicizzati all’inflazione perché questa è l’obiettivo del QE. Quando l’inflazione tornerà (e tornerà!) questi titoli genereranno un rendimento più alto. Un esempio è il BTPItalia.
  3. Non conviene vincolare soldi sui conti di deposito per lunghi periodi. Con la fine del QE, in generale, i tassi saliranno. Se vincoli i tuoi soldi a 2-3 anni al 2% potresti essere “bloccato” al termine del programma. Senza poter ambire ai rendimenti più elevati che la salita dei tassi potrebbe generare. Tieniti pronto!
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