Crisi Economica 2008: Storia per Comuni Mortali

Storia della crisi economica 2008 per comuni mortaliL’argomento di oggi riguarda una storia del passato ben nota a tutti. Investitori e non. Sto parlando della crisi economica 2008, chiamata anche Grande Recessione. È stata anche definita come una delle crisi economiche e finanziarie peggiori di sempre e seconda solo alla Grande Depressione di fine anni 20.

Della crisi economica 2008 ne sono state dette, scritte e studiate tante. Troppe volte è stato presentato un quadro tecnico e difficilmente comprensibile ai comuni mortali. Inoltre è sempre stato complesso chiarire quali sono state le lezioni da imparare – per i piccoli investitori – al fine di allocare il proprio capitale correttamente. Dal punto di vista finanziario sono state molte le persone che hanno polverizzato i propri risparmi. E ciò ha creato una serie di effetti a catena che hanno generato turbolenze non solo dal punto di vista finanziario ma anche da quello economico.

L’obiettivo di questo articolo è spiegare che cosa accadde negli Stati Uniti da inizio secolo fino al concretizzarsi della crisi. Inoltre spiegare come la crisi è divenuta globale sia finanziariamente che economicamente. Il tutto in un linguaggio facilmente comprensibile ai non esperti in materia economico-finanziaria.

Storia della crisi economica 2008: la politica monetaria degli Stati Uniti

Per capire come siamo arrivati alla crisi economica 2008 è necessario fare un passo indietro di qualche anno. Precisamente tra il 2000 e il 2005. E analizzare la politica monetaria della FED, la banca centrale degli Stati Uniti.

All’epoca il costo del denaro si attestava intorno all’1%. L’inflazione oscillava tra il 2% e il 3,5% (fatta eccezione per l’anno 2002). Questo scenario ha generato due effetti principali.

  1. Forte tendenza all’indebitamento ed a concedere debiti. Un basso costo del denaro e una inflazione alta hanno permesso a molte più persone di ottenere un debito. In particolare sono diventati di moda gli ormai famosi mutui subprime ovvero quei mutui ad alto rischio concessi a chi, probabilmente, non poteva permettersi di ripagare. Questo ha generato un forte aumento dei prezzi delle case negli Stati Uniti (bolla immobiliare).
  2. Innalzamento della soglia del rischio negli investimenti. Se i rendimenti sono bassi e l’inflazione è alta, gli investitori tenderanno a impiegare il proprio capitale su asset più rischiosi come le azioni o prodotti derivati (vv. sotto le cartolarizzazioni).

La politica accomodante della FED e la mancanza di regolamentazione sull’erogazione dei mutui ad alto rischio hanno acceso la miccia di quello che è successo negli anni successivi.

Il problema delle cartolarizzazioni

Lo scenario già non prometteva per niente bene. Tuttavia è stato ampiamente amplificato dal fenomeno della cartolarizzazione. Vediamo di cosa si tratta.

Un mutuo “tradizionale” funziona più o meno così. Tu vai in banca, la banca ti presta i soldi in cambio di una rata mensile, tu paghi le rate ed alla banca rientrano i soldi prestati più un interesse che corrisponde al suo profitto.

Con le cartolarizzazioni in stile crisi economica 2008, invece, ci sono stati alcuni passaggi in più. Tu andavi in banca e la banca ti prestava i soldi in cambio di una rata mensile. Erogato il mutuo la stessa banca lo rivendeva ad una società terza (detta società veicolo). Questa ripagava subito l’intero mutuo alla banca ma per questo aveva il diritto di riscuotere le rate del mutuo. Per contro, la banca erogante il mutuo, aveva subito nuovo capitale per emettere altri mutui.

Questo ultimo passaggio ha generato un circolo vizioso incredibile per i seguenti motivi.

  • Le banche prestavano più soldi di quanti ne avessero in cassa. Tale pratica ha generato un pauroso effetto leva. Se da un lato la banca guadagnava molto di più dagli interessi delle rate, dall’altro avrebbe perso soldi per le rate mancate da girare alla società veicolo.
  • È stata alimentata la bolla immobiliare. A forza di erogare mutui ai limiti dell’impossibile i prezzi degli immobili continuavano a salire. L’aumento del prezzo delle case, in questo circolo vizioso, portava le persone a indebitarsi per importi sempre più alti.

Anche in questo caso ci sono due cose da considerare. Da un lato la sete di profitto delle banche che ha creato una bomba atomica finanziaria. Dall’altro la mancanza di regolamentazione sulle cartolarizzazioni che ha permesso agli istituti finanziari di agire in tale modo.

Chiarimenti su profitti e cartolarizzazioni

Ma perché le banche hanno insistito sulle cartolarizzazioni? Dove venivano trovati i soldi, da parte delle società veicolo, per acquistare mutui subprime dalle banche? E, infine, come è scoppiata la crisi globale? Vediamo di rispondere a una domanda per volta.

Le banche hanno puntato molto su subprime e cartolarizzazione per vari motivi. In primis, la possibilità di ottenere profitti di gran lunga superiori alla media visto il costo del denaro esiguo. Poi perché cartolarizzando i mutui il rischio veniva di fatto venduto alle società veicolo. Inoltre le rosee previsioni sulla domanda nel settore immobiliare spingeva le banche ad insistere.

Questi mutui cartolarizzati – ancora … offrendo interessi molto alti rispetto al tasso FED – hanno avuto molto successo tanto che si sono diffusi anche al di fuori degli Stati Uniti tramite varie società veicolo e istituzioni finanziarie. Queste, inoltre, emettevano titoli (es. obbligazioni) per finanziare l’acquisto dei subprime.

Per intenderci. La banca ti da un mutuo con un tasso di interesse del 5%. La banca vende il mutuo alla società veicolo. La società veicolo si finanzia tramite il mercato offrendo un titolo con cedola del 3%. La banca guadagna il 5% del capitale prestato. La società veicolo il 2% (5-3) e gli investitori sul mercato il 3%.

Scoppio della crisi globale

Lo scoppio della crisi economica 2008 inizia con il rialzo dei tassi di interesse – iniziato nel 2004 – da parte della FED. Tale rialzo è stato giustificato dall’andamento economico positivo degli Stati Uniti.

Come appena detto il tasso inizia a salire. Così salgono anche i tassi dei mutui, le cui rate diventano sempre più costose e l’insolvibilità aumenta. Le banche non ricevono più indietro le rate del mutuo. Quindi non possono pagare le società veicolo a cui avevano venduto i mutui. E queste non possono ripagare gli investitori che hanno finanziato l’acquisto dei mutui. Gli investitori vedono quindi i loro titoli perdere di valore sempre di più.

Chi erano questi investitori? Banche e istituzioni finanziarie. Che iniziano a registrare ingenti perdite a causa degli investimenti andati male. In sostanza si ritrovano in mano titoli che sono carta straccia.

Inoltre i prezzi delle case scendono poiché la domanda diminuisce per il rialzo del costo dei mutui. Questo fa si che anche pignorando le case il valore che ne ritorna è più basso del costo iniziale.

Tutto questo “caos” ha generato a un certo punto una crisi di fiducia tra istituzioni finanziarie. La domanda che queste si ponevano era: qual è il valore di tutto ciò che abbiamo comprato? Quindi le banche hanno smesso di prestarsi soldi generando una crisi di liquidità.

Crollo dei titoli finanziari

Questa crisi di liquidità che ha fatto scoppiare la crisi economica 2008 ha generato una ondata di vendite sui titoli finanziari che banche ed istituzioni avevano in portafoglio.

I titoli “buoni” come obbligazioni ed azioni venivano venduti per recuperare la liquidità che serviva poiché nessuno prestava più soldi a nessuno. I prezzi di tali titoli hanno iniziato a scendere clamorosamente. I rendimenti finanziari di conseguenza. Ed hanno iniziato a fallire le grandi banche tra cui, il caso più noto, Lehman Brothers.

Inoltre – sempre a causa della crisi di liquidità – si sono drasticamente ridotti i crediti a famiglie ed imprese.

Effetti sull’economia mondiale

Tutto ciò ha generato effetti importanti sull’economia mondiale.

In primo luogo famiglie ed imprese hanno rallentato i consumi. Questo perché avevano meno accesso al credito e perché il valore dei propri risparmi crollò in pochi mesi. Tutti hanno cercato di rischiare meno generando una ulteriore diminuzioni dei prezzi di titoli finanziari dove i risparmi erano investiti.

Con il rallentamento dei consumi e il crollo dei prezzi delle case anche la produzione industriale ne ha risentito di conseguenza. Un crollo della domanda determina un crollo dei prezzi e quindi meno domanda e guadagni per chi produce.

Il rallentamento della produzione, anni dopo, ha prodotto un aumento della disoccupazione. Le famiglie quindi oltre a trovarsi con meno soldi in tasca si sono ritrovate senza lavoro, senza prospettive.

Misure per la ripresa finanziaria

Ci sono due domande che a questo punto potrebbero sorgere spontanee. La prima è come ci si è tirati fuori da questa pandemia globale. La seconda è che cosa si è fatto per evitare di ricadere negli stessi errori.

Alla prima domanda una risposta semplice è iniezione di liquidità senza precedenti. I governi (soprattutto quello Inglese ed Americano) hanno cercato di risolvere la crisi di liquidità per evitare ulteriori fallimenti di banche e per tutelare chi aveva i soldi presso tali banche. Entrambi i governi hanno stanziato centinaia di miliardi di dollari tale scopo.

Ciò ha permesso al sistema finanziario di ripartire. E la sua crescita è ancora in atto oggi (vedi Wall Street).

Misure per la ripresa economica

La liquidità è stata d’aiuto per il problema finanziario ma non per quello economico. Per gli aspetti economici sono state varate una serie di misure fiscali mirate a diminuire tassazioni sul reddito in modo da stimolare la domanda. Oltre all’aumento della spesa pubblica, sostanzialmente, per creare occupazione.

Arriviamo alla seconda domanda ovvero che cosa è stato fatto per evitare una nuova crisi economica 2008. E qui la risposta non è per niente rassicurante.

Ancora oggi la ripresa economica deriva dalla forte disponibilità di denaro immessa dai governi come misura temporanea anti-crisi. Come e quando “ritirare” questa liquidità è un incognita su cui ancora oggi dibattono economisti e banchieri centrali (si veda il QE della BCE). Solo recentemente la FED si è espressa annunciando che procederà con il rallentamento degli stimoli di liquidità (fonte).

Inoltre tutta questa liquidità è stata finanziata facendo ricorso al debito pubblico. Debito che è cresciuto esponenzialmente rispetto ai tempi in cui la crisi è scoppiata. Debito che alcuni paesi non riescono a controllare come dovrebbero (vedi Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone).

Conclusioni

I prossimi 2-3 anni saranno cruciali per capire che cosa accadrà quando si dovranno affrontare gli ultimi nodi rimasti in sospeso nel post-crisi.

La mancanza di una regolamentazione circa le pratiche scatenanti, il forte debito pubblico accumulato, l’assenza di uno sviluppo economico sano non fanno pensare ad uno scenario troppo positivo per il mondo occidentale.

Purtroppo … lo scopriremo solo vivendo.

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