Cosa Sono i Derivati in Borsa e Perché NON Usarli

Cosa sono i derivati in borsa: futures, opzioni e mercato over the counter.Continuo il viaggio sullo studio dei prodotti finanziari con cui è possibile far fruttare soldi. Dopo aver visto obbligazioni, azioni, forex, etf voglio parlarti di cosa sono i derivati in borsa. In realtà ho già parlato indirettamente di derivati nell’articolo sulla vendita di opzioni call coperte. Le opzioni sono infatti un tipo di derivato e ti mostrerò più dettagli nelle prossime righe. Tuttavia vorrei andare un po’ più in dettaglio su questa tipologia di prodotti finanziari. Soprattutto vorrei spiegarti perché, per un piccolo risparmiatore, non ha senso andare a bussare alla porta dei derivati.

Prima di tutto però vediamo di capire di cosa si tratta. Uno strumento derivato è un contratto il cui valore, appunto, deriva dal prezzo di mercato di un prodotto finanziario sottostante. Il contratto in sostanza da il diritto di acquistare/vendere uno o più titoli entro una data prefissata (scadenza). Già le due ultime frasi ti dovrebbero far accendere la lampadina su quanto, questi, siano strumenti complessi e non pensati per l’investitore di lungo periodo.

Inoltre i derivati sono molto diffusi nel mercato Over the Counter, ovvero il mercato non regolamentato. Dopo aver letto questo articolo prova a guardarti il film The Big Short per farti un’idea un po’ più pratica di che cosa si tratta. 🙂

Nei paragrafi seguenti ti parlerò delle due tipologie di derivati più diffusi (futures e opzioni) e farò una lista commentata dei derivati over the counter più diffusi.

Cosa sono i derivati in borsa: Futures

I futures sono contratti a termine stipulati su mercati regolamentati. Per questo si differenziano dai forward che sono, appunto, contratti a termine stipulati fuori dai mercati regolamentati. Un contratto a termine è un contratto dove viene stabilito un accordo tra due parti per la consegna di un sottostante (un titolo, una materia prima, ecc), a un certo prezzo e ad una data prefissata.

Nel caso dei futures il prezzo non è contrattato tra le parti ma è determinato dall’incontro di domanda/offerta sui mercati finanziari proprio come un’azione, un’obbligazione o una materia prima. Inoltre per operare sui futures si opera a margine. Vuol dire che al momento dell’operazione verserai solo un “acconto” rispetto al valore del contratto.

Ti mostro un esempio per farti capire meglio.

Prendiamo il future con sottostante azioni ENI, dal costo di 15,23 € con scadenza il 18 maggio 2017. Il lotto minimo è 500 pezzi per cui il totale dell’operazione è di 15,23 × 500 = 7.615 €. Poniamo che il tuo broker ti offra un margine minimo del 15%. Significa che per iniziare l’operazione dovrai versare 7.615 × 15 ÷ 100 = 1.142,25 €.

A questo punto, giorno per giorno, saranno effettuati gli opportuni calcoli (dalla cosiddetta clearing house) per evitare insolvenza tra le parti. Se al secondo giorno il costo delle azioni ENI è di 16,00 € tu (acquirente) riceverai (16 – 15,23) × 500 × 15  ÷ 100 = 57,75 € (il tuo guadagno). Se al terzo giorno il prezzo è invece 15,00 € tu (acquirente) dovrai versare 57,75 + 17,25 = 75 € registrando una perdita di 17,25 €.

Tutto ciò fino alla scadenza del contratto (in cui il sottostante viene “consegnato” oppure viene dato un equivalente in denaro), oppure, finché non deciderai di vendere il contratto sui mercati regolamentati come una normale operazione di compravendita titoli.

Cosa sono i derivati in borsa: Opzioni

Delle opzioni ti ho già parlato nell’articolo dedicato alla spiegazione della strategia coverd call writing (vedi il link all’inizio di questo articolo). In questa sede cercherò di ampliare quanto detto in quell’articolo.

Le opzioni sono un contratto in cui, il compratore, ottiene il diritto di acquistare da un soggetto venditore un sottostante (titoli, materi prime, ecc) a un prezzo predeterminato (strike price) e ad una data certa. Oltre al prezzo del sottostante c’è da considerare il prezzo del contratto (detto premio).

Detto questo, con le opzioni, possono verificarsi tre situazioni descritte con le terminologie seguenti.

  • At the Money. Lo strike price e il prezzo del sottostante sono uguali. Il valore dell’operazione è nullo e il compratore non guadagna così come il venditore. Esempio. Compri un’opzione su azioni ENEL con strike price a 10€. Alla scadenza il prezzo delle azioni è 10€. Paghi un titolo 10€ che ha valore 10€ e quindi non c’è guadagno.
  • In the Money. Lo strike price è inferiore al prezzo del sottostante. Il valore dell’operazione è positivo per il compratore che guadagna dall’operazione, mentre il venditore perde. Esempio. Compri la stessa opzione su azioni ENEL con strike price 10€. Alla scadenza il prezzo delle azioni è 15€. Paghi un titolo 10€ che ha valore 15€ e quindi c’è un guadagno di 5€.
  • Out of the Money. Lo strike price è superiore al prezzo del sottostante e, quindi, il diritto d’opzione non viene riscattato dall’acquirente. Se infatti compri ancora l’opzione su azioni ENEL con strike price a 10€ e l’azione, a scadenza, costa 5€ non ti conviene riscattare il diritto d’opzione.

Come ti ho già spiegato nel precedente articolo sulle opzioni, queste sono uno strumento che può essere utilizzato per mitigare i rischi sul proprio capitale investito. Approfondirò un po’ di più questo concetto, per tutti i tipi di derivati, nelle conclusioni.

Altre tipologie di derivati

Per completezza d’informazione su cosa sono i derivati in borsa meritano menzione anche quei prodotti che prendono vita in modo non regolamentato ovvero nel mercato Over the Counter (quindi fuori dalla borsa). Nelle conclusioni di questo articolo (prossimo paragrafo) ti spiegherò perché questi derivati sono da non considerare in qualità di piccolo risparmiatore.

I derivati over the counter più comuni sono due.

  • Forward. I forward sono la versione non regolamentata dei futures. Sono contratti a termine stipulati tra due soggetti con il rischio che uno dei due non onori il contratto. La particolarità sta nel fatto che mentre i futures hanno un prezzo determinato dal mercato, i forward hanno un prezzo determinato dalle parti.
  • Swap. Gli swap sono un derivato molto complesso, anch’esso non regolamentato. In questi contratti si scambiano flussi di pagamenti correlati ad un sottostante. Ci sono vari tipi di swap e, solitamente, le prestazioni dei due attori che si scambiano i flussi di pagamenti sono differenti in modo tale che variano per la durata dello scambio generando un guadagno/perdita. Ad esempio negli Interest Rate Swap due attori si scambiano il pagamento di interessi. L’attore A scambia interessi a tasso fisso mentre il B a tasso variabile. Se il variabile aumenta, B perde soldi mentre A guadagna. Se il variabile diminuisce, B guadagna e A perde (plain vanilla swap).

Avrai già capito che, data la loro complessità, questi non sono prodotti adatti a noi comuni mortali. Oltre ad essere prodotti rischiosi non hanno niente a che fare con cosa sono i derivati in borsa. Questi in borsa non ci sono proprio! 😀

Considerazioni per il piccolo risparmiatore

Per concludere voglio riportare alcune considerazioni su derivati regolamentati e non e relative implicazioni sui piccoli risparmiatori.

  1. I derivati esistono per coprirsi da un rischio, per speculare o per fare arbitraggio. Ad esempio si può usare le opzioni con la strategia covered call writing per limitare perdite, si possono usare i futures per speculare con effetto leva o si può fare arbitraggio con gli swap.
  2. Futures e swap sono decisamente da NON considerare. Speculare con i futures implica i rischi della leva finanziaria difficilmente gestibili da un piccolo risparmiatore. Fare arbitraggio con gli swap è roba da banche, fondi speculativi o istituzioni e non da persone fisiche.
  3. Le opzioni, con la covered call writing, è una possibilità ma è necessario possedere un portafoglio da 70.000 – 100.000 euro di azioni per attuarla in modo che il gioco valga la candela.

Spero di averti spiegato cosa sono i derivati in borsa (e non in borsa) quanto basta per farti tappare le orecchie quando li senti nominare.

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