Meglio Fondi Comuni o ETF? Analisi Performance

Meglio fondi comuni o ETF? Un'analisi sulla gestione del risparmio.Una delle diatribe tra gli investitori più competenti e informati riguarda la scelta tra fondi a gestione attiva (i fondi comuni) e fondi a gestione passiva (gli ETF). Ai primi si attribuisce il vantaggio di ottenere di più se il gestore è bravo. Ai secondi i bassi costi di gestione. In teoria, quindi, chi vince la sfida tra rendimento più alto e costi più bassi dovrebbe dare una risposta alla domanda meglio fondi comuni o etf. La realtà è che è molto difficile fare un confronto delle performance medie dei due strumenti e da qui la diatriba tra gli esperti del settore.

Tuttavia è possibile confrontare come, mediamente, entrambi gli strumenti performano rispetto al mercato. E fortunatamente di dati al riguardo ce ne sono tanti e da fonti diverse. La mia intenzione è quindi quella di scandagliare tutti questi numeri, mettere un po’ d’ordine, cercare di capire pro e contro di entrambe le modalità di investimento e dirti la mia.

Inizierò con un po’ di ripasso teorico su cos’è la gestione attiva e cos’è quella passiva. Poi analizzerò le due gestioni in base a rendimenti, costi, e andamento rispetto al mercato. E infine, come di consueto, ti dirò che ne penso senza la pretesa di arrivare a una verità assoluta.

Gestione attiva e gestione passiva

Inizio col riportarti un po’ di teoria su cosa siano gestione attiva e gestione passiva poiché sono due modalità di gestione di un fondo che vanno ad incidere sul rendimento finale. Per valutare se sono meglio fondi comuni o etf infatti bisogna capirne l’essenza.

La gestione attiva implica l’intervento, appunto, attivo del gestore. Viene fatta una selezione dei titoli in base alla strategia che si vuole adottare. Si comprano/vendono titoli nel tempo cercando di ottenere un andamento migliore del mercato. Si fanno operazioni strategiche per correggere/migliorare l’andamento del fondo. C’è un lavoro “di testa” del gestore mirato a dare valore aggiunto destreggiandosi tra operazioni, commissioni per tali operazioni e rendimento netto al cliente.

La gestione passiva è limitata a replicare la composizione di un indice senza farsi domande. Ad esempio, per un ETF (fondo a gestione passiva) che replica il FTSE MIB, il gestore si limiterà a comprare i titoli di questo indice, nella quantità prevista dall’indice. E visto che il gestore non potrà, in certi casi, fare operazioni che replichino perfettamente in tempo reale un indice deve gestire il tracking error, ovvero lo scostamento dall’indice replicato. Tuttavia questo è un lavoro che richiede meno sforzi di una gestione attiva.

Per semplificare, nella gestione attiva, deleghi al gestore scelte tattiche poiché lui è esperto e sa come destreggiarsi tra i titoli a mercato. Nella gestione passiva, scegli su che indice investire e il gestore farà si che il fondo replichi l’andamento dell’indice entro un margine d’errore prestabilito.

Rendimenti a confronto

Ad una prima occhiata senza troppo pensare si potrebbe dedurre che la gestione attiva porti dei vantaggi rispetto a quella passiva. C’è un gestore che fa scelte tattiche. Il gestore è competente e saprà come muoversi tenendo conto anche delle commissioni per le varie operazioni.

Per mescolare un po’ le carte è interessante leggere il risultato del rapporto S&P Indices Versus Active Funds (fonte). Nel rapporto viene confrontata la performance di fondi azionari europei a gestione attiva rispetto al proprio benchmark (passivo).

Guardiamo all’Italia. Il 30% dei fondi azionari attivi sottoperforma l’indice S&P 500 Italy BMI al primo anno. A 5 anni la metà dei fondi sottoperforma. A 10 anni, invece, stiamo parlando del 74% dei fondi attivi. Quindi stando a questo rapporto, in Italia, oltre 7 fondi attivi su 10 vanno peggio di quelli passivi.

Allargando la visione al mondo intero il quadro è anche peggiore. Quasi l’88% dei fondi attivi globali ha sottoperformato l’indice S&P Global 1200.

Se, dal punto di vista del rendimento, ci chiediamo meglio fondi comuni o etf ne emerge un risultato che mette davvero tanto in discussione l’efficacia dei fondi attivi.

Costi a confronto

Per confrontare i costi e rispondere alla domanda meglio fondi comuni o ETF si deve usare un indicatore. Questo indicatore è il TER, acronimo di Total Expense Ratio. Semplicemente è il rapporto tra i costi sostenuti dal fondo per la gestione – sia essa passiva o attiva – e il patrimonio gestito. Si esprime come percentuale.

Secondo numeri diffusi da Morningstar e Mediobanca e pubblicati da AdviseOnly (fonte) gli ETF hanno un TER pari allo 0,33% mentre i fondi comuni, in media, hanno un TER dell’1,3%. Vedendo questi numeri senza rifletterci si potrebbe dire che i fondi attivi costano di più e fine.

La realtà è un po’ diversa. Perché gli ETF hanno il problema del tracking error. E quindi se per qualche motivo la gestione passiva non riesce a replicare bene l’indice (cosa che accade) i costi indiretti aumentano. Nei prospetti si parla spesso di un tracking error “consentito” fino al 2%.

Quindi possiamo dire che quando va tutto bene gli ETF costano meno dei fondi comuni. Quando va male possono costare anche di più. E se è vero che la verità sta in mezzo è lecito assumere che il costo sia più o meno lo stesso in condizioni di mercato normali.

Meglio fondi comuni o ETF quindi?

Quindi, dopo tutte queste considerazioni, meglio fondi comuni o ETF? Gli indici performano meglio della gestione attiva, i costi potrebbero essere più o meno uguali quindi … facile no? In realtà la risposta è dipende.

Nell’articolo di AdviseOnly che ti ho citato sopra viene espresso un concetto con cui sono molto d’accordo.

Senza gestione passiva ci sarebbero troppi gestori attivi […] c’è troppa gente brava, sicché le migliori opportunità d’investimento svaniscono subito.

Detto questo le mie considerazioni sono le seguenti.

  • Se stai iniziando ad investire, hai piccoli capitali e stai sperimentando la gestione passiva è da prendere seriamente in considerazione.
  • Se hai un capitale un po’ più sostanzioso puoi adottare una strategia che comprenda entrambi gli strumenti. Sia la gestione attiva che quella passiva su differenti segmenti di mercato. Personalmente delegherei la parte di capitale a rischio maggiore verso la gestione attiva, l’altra verso la gestione passiva.

So che ti sarà un po’ complesso all’inizio accettare un dipende come risposta. Ma se leggi anche le fonti che ti ho linkato e cerchi di comprenderne bene i concetti capirai che è la risposta più corretta. Nessuno dei due strumenti è migliore dell’altro in senso assoluto.

Conclusioni

Eccomi giunto al termine di questa analisi sulla diatriba meglio fondi comuni o ETF. Se questo articolo non ti è sembrato chiaro potresti, prima di rileggere, dare un’occhiata a cosa sono gli ETF e cosa sono i fondi comuni di investimento. Sono due articoli “propedeutici” alla lettura di questo.

In questa sede ti ho chiarito che cosa sono gestione attiva (fondi comuni) e gestione passiva (ETF). Ti ho poi riportato alcuni dati sul rendimento – dove gli ETF battono i fondi comuni – e sui costi. Qui la partita è quasi alla pari con un leggero vantaggio della gestione passiva. In situazioni ottimali sembra più efficiente dal punto di vista dei costi.

Ho concluso dicendoti che non c’è una scelta giusta e nessuna delle due modalità di investimento è migliore dell’altra in assoluto. La scelta varia in base alle dimensioni del proprio capitale. Ma anche alla strategia di investimento che vuoi adottare. E, infine, ai rischi che sei disposto ad accettare.

Detto questo la sfida non finisce qua. Continuerò a prestare attenzione all’argomento e, ovviamente, ti terrò aggiornato. 😉

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